A proposito della legge sul rito abbreviato

di Domenico Maniscalco (lavoratore Italtel)

Palermo, 8 giugno 2000.

Nella foto il Tribunale di Palermo

Ho avuto fra le mani alcuni articoli che illustrano il provvedimento parlamentare riguardante la legge del rito abbreviato.

Non sto a rifare la cronistoria del fatto in se stesso e delle reazioni (giuste!) che ne sono scaturite; mi limito a dire con energia che tutto ciò è una vergogna nazionale che dovrebbe costarci l’espulsione con disdoro dalla Comunità europea. Questa non è la corretta amministrazione della giustizia, ma il suo scempio. Con buona pace del garantismo oltranzista che, questa volta, non avrà scuse da accampare per difendere tale oltraggio alla comunità civile.

Di tale oltraggio, noi conosciamo le vere ignobili origini, da ricercare nello squallido quadro scaturito dal famigerato "papello" (sic): il "Giornale di Sicilia" del 6 giugno, a pag.7, riporta un’intervista al magistrato Nino Di Matteo, P.M. ai processi per le stragi di Capaci e via D’Amelio; il magistrato, al riguardo, così si esprime: "Con questa legge di conversione…si può dire che è stato abrogato l’ergastolo…va ricordato che nei processi per le stragi…è emersa l’ipotesi di una trattativa tra i capimafia e apparati dello Stato per evitare altre stragi e la condizione posta dai mafiosi era proprio l’abolizione dell’ergastolo".

L’antefatto consiste nei noti misfatti degli anni ’92 e ’93, a seguito dei quali la mafia ha dimostrato di essere capace di fare la guerra totale allo Stato, alle Istituzioni, alla società civile, praticamente senza incontrare resistenza; dopo di che, ha stilato una carta (il "papello"), con la quale imponeva (si, è la parola giusta!) una quantità di condizioni di pace, come una nazione vincitrice; fra queste condizioni: l’abolizione dell’ergastolo, un’estesa depenalizzazione sì da permettere una sensibile mitigazione delle pene per i reati di mafia, la carcerazione "soft" (probabilmente, a questa richiesta e` da legare il recente sciopero della fame all’Ucciardone…), ma c’è da scommettere che, del pacchetto, fanno altresì parte lo smantellamento del "41-bis", il taglio delle unghie ai magistrati, la radicalizzazione del garantismo a senso unico, la chiusura delle carceri di massima sicurezza, la fine dei "Vespri Siciliani" e quant’altro si può dedurre dagli articoli giornalistici riguardanti la materia.

Lo Stato, a quanto risulta, si è piegato davanti al nemico: prima sono stati lanciati segnali di distensione (1994), poi si è fatto venir meno il terreno da sotto i piedi ai magistrati esposti in prima persona; poi è venuto il garantismo fondamentalista; poi l’attacco subdolo, lento e continuo all’impianto giudiziario, fino al suo inceppamento; oggi, le assoluzioni a catena di tutti quei personaggi di rispetto ritenuti vicini alla mafia; infine, buon ultimo, quello che molti, a ben ragione, definiscono "un grande regalo alla mafia": il decreto legge sul rito abbreviato, convertito in legge dal parlamento alla fine di maggio. Quale sarà il prossimo passo ?

In questi giorni, alcuni amici "buonisti" mi hanno prospettato ipotesi "innocentiste" a discarico dei parlamentari che hanno elaborato e votato questa legge-truffa che, con falsa ingenuità, elargisce i suoi cospicui "benefits" senza tener conto della fondamentale differenza fra reati comuni e reati di mafia: non sono disposto ad accordare il beneficio della buona fede a questi signori. Costoro frequentano Montecitorio da decenni, conoscono il mestiere, sanno bene quali sono le mosse che vanno in direzione del bene comune e quali quelle che favoriscono la malavita organizzata, quindi non mi sembra una buona tattica farli passare per verginelli alle prime armi: sanno sempre quel che fanno. Anzi, sarebbe opportuno conoscere i nomi degli uomini e dei gruppi politici che, in parlamento, hanno elaborato e votato questa legge nel più assoluto silenzio, affinche` possano renderne conto e ragione all’elettorato alle prossime elezioni.

La mafia è un’entità infera, portatrice di mentalità e convinzioni oscure e precivili, ossessionata da una visione del mondo preistorica; il suo obiettivo è realizzare ricchezze quanto più sia possibile e a qualsiasi costo, e non importa se ciò significa distruggere il patto sociale uscito dalla Carta dei diritti dell’Uomo, andare contro la sensibilità di un popolo dalle radici cristiane. La mafia e` antistato, anticiviltà, eversione; la mafia e` IL NEMICO. E ai miei tempi, traccheggiare col nemico si chiamava tradimento.

Un illuminante articolo di Aldo Giannuli ("OGGI" , 7 giugno 2000 nr. 23, pag. 8) ci fa sapere che tale tradimento potrebbe avere fondamento nell’esigenza di salvaguardare: sia un’economia in parte già in mano alle varie mafie e in parte permeata dai capitali malavitosi, sia le sorti di una classe politica che predica bene e razzola male; un’analisi fredda e veritiera che, come dice lo stesso Giannuli, nessun analista coinvolto nella salvaguardia del sistema si sognerebbe di condividere, ma noi sappiamo che e` vera.

Dunque, la classe politica avrebbe capitolato davanti al nemico per motivi ignobili; e, così facendo, avrebbe tradito il Paese due volte: la prima, perchè la vergognosa trattativa è stata condotta in dispregio delle vere aspirazioni di riscatto sociale e morale di tutti, specie dei meridionali; la seconda, perchè non è stato dato seguito alla lotta iniziata nel ’93, rinnegando perfino i morti in prima linea nella guerra alla mafia: poliziotti, magistrati, gente comune.

Appartengo a una generazione sfortunata, che sta a cavallo fra i vecchi tempi e i nuovi: i primi, caratterizzati dallo spirito della lotta; i secondi, da quello del convivere e adattarsi; fin dagli anni ’60 ho lottato per fare di questo Paese un Paese normale; ma poi, coi tempi nuovi, i giochi sono cambiati e le soverchie forze del nemico e dei suoi fiancheggiatori hanno fatto pervenire a un grado di decadenza senza precedenti questo Paese, talchè e` divenuto indifendibile. I miei vecchi tempi sono finiti da un pezzo; e questi nuovi tempi proprio non li capisco. Solo mi rendo conto che continuare la lotta ha sempre meno senso. Volevo vedere i nostri nemici affogare nel loro malaffare e i traditori incassare la paga di Giuda; ma penso che questo rimarrà, almeno per ora, un pio sogno.

Sono stanco e pieno di biliosa impotenza.

Vado a sedermi sulla riva del fiume. Ad aspettare che passino i cadaveri dei nostri nemici.