L’articolo del mese di settembre e` un omaggio a Padre Puglisi di Nadia Campanella che, tra il '92 e il '93, da collaboratrice del Giornale di Sicilia ha seguito da vicino le iniziative del prete e dei suoi cittadini.

  Nei cuori e nella testa di chi lo ha conosciuto

di Nadia Campanella

Palermo, 12 settembre 2000

(Il Cenacolo di Leonardo da Vinci)

Era una giornata di sole quando conobbi Padre Puglisi. L’appuntamento era in chiesa e lì vidi per la prima volta il prete che fece paura alla mafia.

Mi parlò del quartiere, dell’analfabetismo, della mancanza di scuole medie, delle sue tante idee per aiutare la gente di Brancaccio. Una di queste divenne concretezza con il centro sociale Padre Nostro. Me lo fece vedere. Era un appartamento di due piani, in cui il superiore era in ristrutturazione. Lì dentro, come fantasmi, tra la polvere e i calcinacci si muovevano le Sorelle dei Poveri di Santa Caterina da Siena, delle suore che si occuperanno a tempo pieno delle attività del centro e della gente del quartiere.

Cominciai a fargli mille domande su come aveva acquistato la casa, come era riuscito a ristrutturarlo, come pensava di ammobiliarlo. Egli continuò a chiacchierare dandomi spiegazioni esaurienti e mostrandomi il registro delle donazioni. In pratica dove era riuscito a trovare i soldi. Nelle successive occasioni non avrei mancato di indagare, perché, si sa, dove ci sono interessi economici ce ne possono essere altri. Tuttavia Don Pino non si scompose mai e chiarì ogni cosa.

Con lui lavorò il Comitato intercondominiale di via Hazon e delle vie limitrofe. Un gruppo di uomini e donne che volevano attivarsi per risolvere le difficoltà del quartiere. Tra questi, il piu`intraprendente di tutti incitava il gruppo e organizzava le attività, ma non volle mai essere definito il capo. Così per le interviste scegliemmo il termine di portavoce del Comitato.

Nei mesi a seguire Padre Puglisi, il Comitato e le suore del Centro sconvolgeranno e stupiranno tanto gli abitanti del quartiere quanto le istituzioni della città. Ricordo ancora la partecipazione ai consigli di quartiere, l’attesa nell’anticamera di qualche assessore di turno per sollecitare, chiedere e fare.

Tutti per Brancaccio.

Nel giugno del '93 a tre persone del Comitato venne bruciata nottetempo e contemporaneamente la porta di casa. L’avvertimento era chiaro. Dopo tre mesi Don Pino verrà ucciso. Poi anche le suore se ne andranno via dal Centro sociale.

In quei giorni, quando l’ultimo baluardo del lavoro di Padre Puglisi smobilitò, sembrò essere finito tutto. Ma non è così. Egli è ancora nei cuori e nella testa delle persone che, in qualche modo, lo conobbero.

Personalmente credo che il ricordo di questo prete è grande perché le persone che in quei mesi erano con lui, loro stessi, sono grandi. Egli ebbe la fortuna di averli accanto e la capacità di tenerli uniti nell’amore per gli uomini e per Dio. In questo fu unico.