All'indomani dell'udienza del processo per le porte bruciate ai tre componenti del Comitato Intercondominiale (quella dell'8 maggio nel corso della quale il P.M. Egidio La Neve ha chiesto 7 anni per i fratelli Graviano,  Nino Mangano e Gaspare Spatuzza; 5 anni per Vito Federico e Santo Carlo Cascino) il cronista del Giornale di Sicilia,  Roberto Puglisi, vuole così ricordare il frutto di un impegno civile e religioso esemplare,  ma  nato in un quartiere agli occhi del mondo sinonimo di mafia.

 

 

Una magnifica storia di redenzione

 

di Roberto Puglisi

 

9 maggio 2003

 

Conoscendo Pino, Mario e Giuseppe, ho incontrato don Pino Puglisi. 

Chi è don Pino, adesso? Se lo guardi da lontano un martire e un eroe. Ma devi andare più vicino e abbassare la voce per sentire il suo bellissimo cuore umano che non ha mai smesso di battere, nel suo sorriso e nelle sue parole. Io quel cuore l´ho trovato, sparso in tanti piccoli pezzettini infiniti,  in Pino, Mario e Giuseppe. 

Seguendo passo dopo passo le udienze a Palazzo di giustizia, ho cominciato a capire la forza di chi non si rassegna, di chi non vuole essere per sempre «uno di Brancaccio» e basta. E ho capito che una porta bruciata può essere un´ipoteca sulla vita, qualcosa che avvilisce, che toglie il coraggio di essere uomini. 

Pino, Mario e Giuseppe non hanno mai perso questo coraggio. E per mantenerlo hanno pagato un prezzo altissimo. Lo leggi nei loro occhi: più arrabbiati quelli di Pino, più addolorati quelli di Mario, più sfuggenti quelli di Giuseppe. 

Un cronista dovrebbe disciplinarsi e imparare la sottile arte del distacco. Io non ci riesco, perchè le storie che si raccontano sono sempre e comunque storie di uomini. Storie di infami o di eroi, ma sempre storie di uomini. Così scrivo queste note a margine della cronaca. Solo per dire che sono contento di avere raccontato una parte di questa storia. 

Che oggi è ancora e  soprattutto una magnifica storia di redenzione.