"Il mondo ha un sogno: imitare Palermo"

di Pino Martinez

Palermo, 12 gennaio 2001

Nella foto Piazza Pretoria sede del Municipio di Palermo

Navigando in internet sono andato nel sito www.comune.palermo.it ed il mio interesse si e` soffermato sul periodico di informazione, edito dal Comune di Palermo: "informa Palermo" del mese di dicembre, sulla convention ONU.

A pagina 5 un articolo dal titolo "gli attori del cambiamento". Di quale cambiamento, mi sono chiesto. La risposta e` nelle prime righe: si da` per assodato che e` avvenuto il cambiamento culturale in Sicilia e il seminario a margine della conferenza ONU del 14 e 15 dicembre, organizzato ai Cantieri Culturali alla Zisa, si propone di spiegare come e` avvenuto.

L'autore dell'articolo scrive: "Non sara` tanto una lezione, quanto una testimonianza"……………. "Saliranno in cattedra gli artefici dei tanti piccoli interventi che hanno portato il cambiamento a Palermo"……….."Cosi` spieghera` l’azione dell’amministrazione il sindaco di Palermo, che ripercorrera` le tappe decisive della "guerra" dichiarata dalla societa` civile alla criminalita`"

La mia esperienza di semplice cittadino, impegnato in prima linea con padre Puglisi nel tentativo di rendere Brancaccio vivibile, mi ha portato a subire, insieme ai miei amici del Comitato Intercondominiale, la violenza mafiosa. Questo forte impegno civile mi ha permesso di confrontarmi e fare i conti con alcune figure di primo piano della nostra citta`. Fatta questa considerazione, riprendo le mie riflessioni sulle affermazioni fatte nell’ articolo "gli attori del cambiamento", e a me stesso dico: andiamo avanti e scopriamo chi sono quelli chiamati a salire in cattedra per testimoniare il loro impegno nel cambiamento, dato per scontato, di Palermo. E immagino di vedere citate a modello le esperienze di semplici cittadini che non sono rimasti sotto l'ombra del campanile, che di fronte alle ingiustizie non hanno fatto finta di non vedere, che hanno lottato e rischiato la vita per uscire dall’emarginazione a cui erano stati condannati nel quartiere di appartenenza, senza nulla chiedere in cambio se non una società giusta. Immagino, ancor di più, di leggere come rendere vero omaggio a quegli uomini che per il loro impegno contro la mafia ci hanno rimesso la vita perché isolati in vita ed oggi usati, dalle istituzioni civili e religiose. Invece no, i modelli sono quelli fatti di un'altra pasta, che appartengono a tutt'altra cultura.

Continuiamo a leggere l’articolo: "Ad affiancare le istituzione politiche e giudiziarie, poi, c’e` stata la Chiesa, tra i protagonisti sul cammino della legalita`, con la sua "condanna morale della mafia" (che coincide con il titolo dell’intervento che fara` il Cardinale Salvatore Pappalardo)……….." Piu` avanti: "Ma, a dare voce al desiderio del cambiamento, hanno contribuito anche le pagine dei giornali e le immagini delle televisioni, sensibili alle modifiche in atto: il ruolo dei media nella formazione della coscienza civica e` il tema che verra` trattato dal condirettore del Giornale di Sicilia, Giovanni Pepi". Ecco, finalmente, due degli attori del cambiamento citati in questo articolo (Pappalardo e Pepi) sui quali, per mia esperienza personale, sento di avere molte riserve. Vi spiego i motivi: intorno al 1995 io ho consegnato alla Procura della Repubblica di Palermo, al dottor Luigi Patronaggio, allora pm del processo per l’omicidio di padre Puglisi, e al suo capo dottor Giancarlo Caselli, una mia memoria, nella quale ho raccontato i tre anni di impegno sociale svolti accanto a padre Puglisi e con il Comitato Intercondominiale.

Questo dossier, dal titolo "Noi a Brancaccio" oggi si trova inserito nel sito web www.angelfire.com/journal/puglisi . Dell’ex Arcivescovo di Palermo e del condirettore del Giornale di Sicilia parlo, rispettivamente nei capitoli "La Confraternita parrocchiale" e "Il Consiglio di Quartiere". Chi avra` la pazienza di leggere "Noi a Brancaccio", o perlomeno di soffermarsi sui due capitoli sopra citati, si imbattera` in un capo della Chiesa palermitana (il Cardinale Pappalardo) che non e` stato capace di dare a padre Puglisi quel sostegno che si aspettava e di cui aveva bisogno in quell’ultimo periodo in cui si stava adoperando per la formazione di una confraternita parrocchiale che non voleva inquinata da personaggi vicini all’ambiente mafioso. Un mancato sostegno che ha significato un segnale d’isolamento. Si imbattera` anche in uno dei massimi esponenti del giornalismo siciliano (Giovanni Pepi) che, in un determinato momento delle vicende legate ai tre anni di vita di padre Puglisi a Brancaccio, costringera` Nadia Campanella ad interrompere, dopo un po, la sua collaborazione con il "Giornale di Sicilia", e Gilda Sciortino a lasciare subito lo stesso quotidiano palermitano, per intervento del presidente del quartiere Cilluffo (condannato dal Tribunale di Palermo, a due anni per favoreggiamento nei confronti dei fratelli Graviano) espressione a Brancaccio del suo capo corrente Vincenzo Inzerillo il quale e` stato piu` volte assessore del Comune di Palermo ed ex Senatore della dc, condannato nel novembre 2000 ad otto anni per associazione mafiosa. Due interventi, questi di Cilluffo, dettati dal fatto che le due giornaliste mettevano spesso in evidenza nei loro servizi le iniziative di padre Puglisi e del Comitato Intercondominiale e meno quelle del Consiglio di Quartiere.

Per concludere, mi chiedo, sono questi i riferimenti che dobbiamo offrire alle giovani generazioni per costruire una societa` giusta e legale ?

Sono queste le figure degne di "salire in cattedra, perche` artefici di tanti piccoli interventi che hanno portato il cambiamento culturale in Sicilia", come e` scritto, appunto nella pagina 5, gli attori del cambiamento, del periodico di informazione diretto da Leoluca Orlando ?