"Blu notte misteri d’Italia", 

puntata del 25 giugno 2003 dal titolo “la mattanza”.

di Pino Martinez

Palermo 4 luglio 2003

Egr. dott. Lucarelli,

nella puntata di “Blu notte” citata in oggetto nella parte finale  lei conclude sostenendo che padre Puglisi muore perché la mafia ha voluto colpire le Chiesa e il “41 bis”. A tal proposito la prego di leggere un articolo di Anfossi scritto per il  settimanale cattolico “Famiglia Cristiana che le allego (vedi parte evidenziata in Blu).

“Blu notte è senza dubbio un bel  programma condotto bene ed ha la capacità di tenere desta l’attenzione del pubblico televisivo. E poi quella sera lei  ha affrontato un argomento, la mafia,  importante per la società civile e che per i suoi risvolti tragici e drammatici della nostra storia recente certamente incuriosisce anche i non addetti ai lavori.  Pertanto la redazione di “Blu notte” può essere orgogliosa di avere confezionato un programma che ha il merito di potere fare cultura.

A questo punto voi avete una grossa responsabilità quando preparate una puntata di un programma importante come il vostro: per fare sana cultura si ha il dovere di non fare affermazioni che non abbiano attinenza con la Verità che a mio avviso deve venire fuori dai verbali processuali ma anche dalla testimonianze di chi  ha vissuto personalmente le vicende che lei racconta.

Nel caso della puntata dello scorso 25 giugno è passata la tesi tanto cara alla Chiesa, quella stessa Chiesa che a Palermo ha isolato padre Puglisi e il Comitato Intercondominiale. Con l’affermazione “padre Puglisi muore perché la mafia ha voluto colpire le Chiesa e ……”, una fetta molto grossa di pubblico televisivo crede oggi in questa tesi. Così  è stato dato credito a chi non lo meritava, in questo caso la Chiesa, mentre si omette di citare chi un ruolo rilevante l’ha avuto accanto a padre Puglisi nella lotta contro la mafia per la crescita civile del quartiere Brancaccio di Palermo. Questo modo di presentare i fatti rischia di non essere al servizio della Verità e pertanto di non fare una sana cultura nel rispetto di quei valori che sono stati espressi  da un impegno che aveva dato inizio ad una rivoluzione pacifica ma concreta. Una rivoluzione che era  partita spontanea dal basso (Comitato Intercondominiale: semplici cittadini,  e padre Puglisi:  parroco). Una rivoluzione che  ha provocato la reazione violenta e sanguinaria della classe poltico-mafiosa del quartiere Brancaccio.

Comprendo che nella puntata del 25 giugno scorso, dove lei ha raccontato circa 40 anni di storia di mafia, non poteva essere approfondita la vicenda di padre Puglisi. Però a questo punto ritengo che non bisognava concludere con l’affermazione “ padre Puglisi muore perché la mafia ha voluto colpire le Chiesa…….”.

Se vorrà un giorno approfondire la vicenda di padre Puglisi e del Comitato Intercondominiale la prego di prendere in considerazione gli atti dei processi passati in giudicato ma anche gli atti del processo nel quale noi (oggi Associazione Intercondominiale Quartiere Brancaccio) ci siamo costituiti parte civile perché tre componenti del nostro gruppo, tra i quali io stesso, hanno avuto bruciata la porta d’ingresso delle rispettive abitazioni dagli stessi mandanti ed esecutori dell’omicidio Puglisi il 29 giugno 1993. Tre mesi più tardi avveniva l’omicidio del nostro parroco. In questo stesso processo Grigoli, il killer delle nostro parroco, ha testimoniato con queste parole: “il Comitato Intercondominiale e padre Puglisi erano la stessa linea”. Tutte queste cose le può trovare, dott. Lucarelli,  nella memoria “Noi a Brancaccio”  disponibile nel sito dei collaboratori di padre Puglisi:  www.angelfire.com/journal/puglisi  e nelle altre sezioni del medesimo sito.    Spero non me ne voglia per questa lettera, ma il mio impegno oggi è rivolto anche a fare in modo che la testimonianza di vita di padre Puglisi sia trasmessa nel modo corretto affinchè i modelli di vita sociale e cristiana  proposti dal sacerdote possano diventare un riferimento per le giovani generazioni.