29 giugno 1993

di Pino Martinez

Palermo, 29 giugno 2000

Brancaccio, via Hazon, tra le ore 1 e le 2 del 29 giugno 1993 tre famiglie vengono svegliate nella notte per un attentato incendiario ai danni delle loro abitazioni.

(nella foto alcuni componenti del Comitato Intercondominiale)

Tre famiglie vengono intimidite contemporaneamente perche` in comune hanno qualcosa: a loro appartengono tre dei componenti del Comitato Intercondominiale, un gruppo di abitanti del quartiere impegnati a tentare di creare condizioni dignitose di vita in un territorio lasciato dalle istituzioni in condizioni di estrema marginalita` e fortemente condizionato dal potere politico-mafioso.

Con padre Puglisi accanto, un prete che ha avuto il coraggio di condividere, sostenere, dare forza e credibilita` all’intensa attivita` promossa da questo gruppo, il Comitato Intercondominiale comincio` ad essere il riferimento per le aspettative di ordine sociale degli abitanti della zona. La battaglia per la realizzazione della fognatura in via Hazon e dintorni, condotta dai cittadini del Comitato Intercondominiale e conclusa con un esposto alla Procura della Repubblica, era stata un esempio di come fare valere i propri diritti a Brancaccio nei confronti degli organi istituzionali. Diverse altre iniziative, sia di ordine sociale che religioso, condotte fianco a fianco dal sacerdote e dai suoi cittadini, hanno reso sempre piu` credibile agli occhi della gente questo sodalizio.

Un modo di operare che ad un certo momento ha indotto buona parte della gente del quartiere a sentire il bisogno di confrontarsi con la propria coscienza. Un’atmosfera che ormai cominciava ad essere avvertita nell’aria anche attraverso l’insofferenza di quei maggiorenti politici della zona vicine alle famiglie mafiose del quartiere.

Per questo motivo, in sintesi, viene presa la decisione di intimidire chi opera per dare speranza ad un quartiere succube della cultura mafiosa. Salvatore Grigoli, il killer di padre Puglisi, oggi collaboratore di giustizia, a domanda degli inquirenti risponde (dal testo della requisitoria del PM Lorenzo Matassa tenuta il 23 febbraio 1998 davanti alla Corte d’Assise di Palermo):

In effetti l'omicidio (di padre Puglisi) fu preceduto da un attentato incendiario ai danni delle abitazioni di alcune persone abitanti in via Azolino Hazon. Anche in questo caso l'ordine partì da Graviano Giuseppe. L'attentato fu materialmente eseguito da me, da Spatuzza Gaspare e da Federico Vito. Cascino Carlo, come preciso in sede di verbalizzazione riassuntiva, aiutò il Federico nella fase successiva all'attentato coprendone la fuga a bordo di un ciclomotore Peugeot.

Non posso scordare questa data (29 giugno 1993) e cio` che abbiamo subito; come non posso dimenticare il 15 settembre di quello stesso anno (due messi e mezzo piu` tardi) il giorno dell’omicidio del nostro parroco.

Oggi 29 giugno 2000, ricordando queste due date desidero invitare, soprattutto i giovani, ad approfondire la conoscenza di una esperienza che offre un modello d’impegno civile e religioso nella lotta per il cambiamento della societa` per la quale ha dato consapevolmente la vita padre Puglisi.